regina, elisabetta, crown,

Cosa hanno in comune la Regina Elisabetta, Berlusconi e Razzi? Il nobile principio “fatti li cazzi tua”. La serie The Crown non ce lo fa vedere ma la Regina Elisabetta ha sgomitato parecchio per difendere i suoi interessi. Tutto legale? Qualcuno ne dubita

In Gran Bretagna la regina dovrebbe agire su consiglio del suo governo. Insomma non può far nulla di testa sua. La Regina , si dice, si limita a firmare le leggi che i ministri le portano.

In teoria la regina, come ha scritto con chiarezza il pensatore vittoriano Walter Bagehot, "deve firmare la propria condanna a morte" se il parlamento le invia una legge in tal senso.

Il Guardian ha fatto cadere il sipario e ha lasciato entrare la luce del giorno. La verità è che il governo spesso agisce su consiglio della regina. Ma non doveva essere il contrario? La commedia è recitata come uno spettacolo di magia, con pompa e cerimonie in modo che il pubblico non riesca a rendersi conto di cosa sta succedendo.

In base alla Costituzione non scritta, il Regno Unito non ha una Costituzione scritta, il monarca ha il potere di negare il consenso reale a un disegno di legge ma questo potere non è mai stato usato. In sostanza ha meno potere del Presidente della Repubblica Italiana che almeno qualche potere, compreso quello di respingere una legge, ce l’ha. La famosa “Magna Charta” del 1200 non è una Costituzione ma solo un impegno del Re a non tassare troppo Vescovi e Baroni.

I documenti negli Archivi nazionali rivelano che Sua Maestà è riuscita, in segreto, a far cambiare le leggi a favore del suo interesse personale - prima che fossero presentate al parlamento come se fosse un Berlusconi qualsiasi.

Il Guardian ha trovato molti casi tra il 1968 e il 1982 in cui il palazzo aveva fatto pressioni per ottenere la modifica di un progetto di legge troppo fastidioso. Nel 1973 gli avvocati della Regina sono intervenuti per consentirle di nascondere al pubblico la sua ricchezza privata. La famiglia reale ha chiaramente un potere di influenzare il governo a porte chiuse prima che vengano prese le decisioni finali in parlamento. Il dispositivo utilizzato per farlo è il “consenso della regina”. Lo storico Paul Seaward lo descrive come "uno dei piccoli pezzi più ricercati di confusione parlamentare". Dice che una versione della convenzione apparve per la prima volta nella confessione del 1537 ottenuta dall'avvocato Robert Aske, che aveva guidato una rivolta di baroni contro Enrico VIII per questioni di religione e di tasse. Dovete sapere che nel Regno Unito non solo la Costituzione non è scritta ma anche le leggi si basano principalmente sulla “Common Law” che in sostanza vuol dire su ciò che è stato deciso in precedenza. Alla faccia del precedente, fanno quasi cinquecento anni, Michelangelo era ancora vivo e Galileo non era ancora nato.

Oggi questa legge del 1537 (e noi ci lamentiamo di qualche Regio Decreto) consente, prima di discuterne in parlamento, di sottoporre al consenso formale della Regina i progetti di legge che potrebbero avere un impatto sui poteri, le prerogative o sugli interessi privati ​​della Corona. In pratica la Regina non ha bisogno di rifiutare il consiglio dei suoi ministri perché quando il progetto le viene sottoposto è già stato modificato attraverso negoziati segreti.

Anne Twomey dell'Università di Sydney sottolinea che questo vale anche per le ex colonie dove la Famiglia Reale ha immense proprietà (sì, immense). Un dispositivo apparentemente innocuo nasconde una quantità di ingerenza reali grandi quanto un iceberg. Il Guardian ha scoperto che più di 1.000 leggi erano state controllate e depurate da parti scomode dalla regina. Queste leggi riguardavano innumerevoli aspetti: dal diritto e modalità di fare la caccia alla volpe o al fatto che le migliaia di affittuari di immobili di proprietà della famiglia reale non possono acquistare/riscattare la casa. Cosa spesso possibile quando il proprietario non è la regina.

Nel 2014, una commissione parlamentare britannica non ha trovato prove che suggerissero che la legislazione fosse stata modificata come parte del processo di consenso. Questo dimostra quanto siano state efficaci le misure clandestine nel tenere il paese all'oscuro di come funziona la costituzione. L'ereditarietà non è il modo più equo per scegliere il capo dello stato e comprendiamo il fascino della regina in un'epoca di populismo politico. Il contrappeso per questa stranezza della carica ereditaria dovrebbe essere in controlli significativi e un'adeguata responsabilità del governo.

I repubblicani inglesi che propongono l’abolizione della monarchia contano quanto in monarchici in Italia che vogliono il ritorno dei Savoia ma molti chiedono di azzerare i residui poteri e le prerogative della Corona.

È chiaro che una convenzione arcaica e misteriosa che risale a Enrico VIII offre agli interessi personali del sovrano un livello di protezione che nessun privato cittadino potrebbe sognare. Ciò dà luogo a un significativo conflitto di interessi e alla fine danneggia la posizione della monarchia. Commenta il Guardian: “La Gran Bretagna, come minimo, dovrebbe costituzionalmente operare con un più alto grado di trasparenza. Il monarca potrebbe quindi esercitare pressioni sui ministri apertamente e i suoi rapporti saranno soggetti alle leggi sulla libertà di informazione”.

In Gran Bretagna la regina dovrebbe agire su consiglio del suo governo. Insomma non può far nulla di testa sua. La Regina , si dice, si limita a firmare le leggi che i ministri le portano.

In teoria la regina, come ha scritto con chiarezza il pensatore vittoriano Walter Bagehot, "deve firmare la propria condanna a morte" se il parlamento le invia una legge in tal senso.

Il Guardian ha fatto cadere il sipario e ha lasciato entrare la luce del giorno. La verità è che il governo spesso agisce su consiglio della regina. Ma non doveva essere il contrario? La commedia è recitata come uno spettacolo di magia, con pompa e cerimonie in modo che il pubblico non riesca a rendersi conto di cosa sta succedendo.

In base alla Costituzione non scritta, il Regno Unito non ha una Costituzione scritta, il monarca ha il potere di negare il consenso reale a un disegno di legge ma questo potere non è mai stato usato. In sostanza ha meno potere del Presidente della Repubblica Italiana che almeno qualche potere, compreso quello di respingere una legge, ce l’ha. La famosa “Magna Charta” del 1200 non è una Costituzione ma solo un impegno del Re a non tassare troppo Vescovi e Baroni.

I documenti negli Archivi nazionali rivelano che Sua Maestà è riuscita, in segreto, a far cambiare le leggi a favore del suo interesse personale - prima che fossero presentate al parlamento come se fosse un Berlusconi qualsiasi.

Il Guardian ha trovato molti casi tra il 1968 e il 1982 in cui il palazzo aveva fatto pressioni per ottenere la modifica di un progetto di legge troppo fastidioso. Nel 1973 gli avvocati della Regina sono intervenuti per consentirle di nascondere al pubblico la sua ricchezza privata. La famiglia reale ha chiaramente un potere di influenzare il governo a porte chiuse prima che vengano prese le decisioni finali in parlamento. Il dispositivo utilizzato per farlo è il “consenso della regina”. Lo storico Paul Seaward lo descrive come "uno dei piccoli pezzi più ricercati di confusione parlamentare". Dice che una versione della convenzione apparve per la prima volta nella confessione del 1537 ottenuta dall'avvocato Robert Aske, che aveva guidato una rivolta di baroni contro Enrico VIII per questioni di religione e di tasse. Dovete sapere che nel Regno Unito non solo la Costituzione non è scritta ma anche le leggi si basano principalmente sulla “Common Law” che in sostanza vuol dire su ciò che è stato deciso in precedenza. Alla faccia del precedente, fanno quasi cinquecento anni, Michelangelo era ancora vivo e Galileo non era ancora nato.

Oggi questa legge del 1537 (e noi ci lamentiamo di qualche Regio Decreto) consente, prima di discuterne in parlamento, di sottoporre al consenso formale della Regina i progetti di legge che potrebbero avere un impatto sui poteri, le prerogative o sugli interessi privati ​​della Corona. In pratica la Regina non ha bisogno di rifiutare il consiglio dei suoi ministri perché quando il progetto le viene sottoposto è già stato modificato attraverso negoziati segreti.

Anne Twomey dell'Università di Sydney sottolinea che questo vale anche per le ex colonie dove la Famiglia Reale ha immense proprietà (sì, immense). Un dispositivo apparentemente innocuo nasconde una quantità di ingerenza reali grandi quanto un iceberg. Il Guardian ha scoperto che più di 1.000 leggi erano state controllate e depurate da parti scomode dalla regina. Queste leggi riguardavano innumerevoli aspetti: dal diritto e modalità di fare la caccia alla volpe o al fatto che le migliaia di affittuari di immobili di proprietà della famiglia reale non possono acquistare/riscattare la casa. Cosa spesso possibile quando il proprietario non è la regina.

Nel 2014, una commissione parlamentare britannica non ha trovato prove che suggerissero che la legislazione fosse stata modificata come parte del processo di consenso. Questo dimostra quanto siano state efficaci le misure clandestine nel tenere il paese all'oscuro di come funziona la costituzione. L'ereditarietà non è il modo più equo per scegliere il capo dello stato e comprendiamo il fascino della regina in un'epoca di populismo politico. Il contrappeso per questa stranezza della carica ereditaria dovrebbe essere in controlli significativi e un'adeguata responsabilità del governo.

I repubblicani inglesi che propongono l’abolizione della monarchia contano quanto in monarchici in Italia che vogliono il ritorno dei Savoia ma molti chiedono di azzerare i residui poteri e le prerogative della Corona.

È chiaro che una convenzione arcaica e misteriosa che risale a Enrico VIII offre agli interessi personali del sovrano un livello di protezione che nessun privato cittadino potrebbe sognare. Ciò dà luogo a un significativo conflitto di interessi e alla fine danneggia la posizione della monarchia. Commenta il Guardian: “La Gran Bretagna, come minimo, dovrebbe costituzionalmente operare con un più alto grado di trasparenza. Il monarca potrebbe quindi esercitare pressioni sui ministri apertamente e i suoi rapporti saranno soggetti alle leggi sulla libertà di informazione”. v

Tags: