Mario Draghi. Un grande banchiere? Ha fatto più danni lui alle banche che Dillinger e Vallanzasca messi insieme.
Mario Draghi, perché tutti lo voglio Presidente? Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio. Qualcuno lo vuole santo, In effetti qualche miracolo in passato lo ha fatto però solo per i suoi amici.
Noi siamo scettici, molto scettici.
Cominciamo confessando un pregiudizio: “Crediamo che tutto quello che si dice di male della banca Goldman Sachs sia vero”.
Crozza ci aveva preso in pieno: «Mario Monti ha lavorato alla Goldman Sachs, anche Mario Draghi ha anche lavorato presso Goldman Sachs. Sai, Goldman Sachs: quella banda di simpaticoni che mettono l'America ad altri Stati in mutande. Quindi, fammi capire: gli Stati hanno salvato le banche che hanno fatto fallire gli Stati ... e i capi delle banche vanno a governare quegli Stati che le loro banche hanno fatto fallire. Sento odore di cetriolo. Non senti arrivare anche un bel cetriolo? ».
Su una cosa però Crozza ha sbagliato: GOLDMAN SACHS non si è limitata a mettere in mutande l'America, ha messo in mutande l'intero globo, spacciando ovunque titoli derivati senza avvertire i propri clienti della loro tossicità e scatenando così, nel 2008, il crisi finanziaria ancora in atto a livello globale. Tant'è che, nel 2010, la SEC, l'organo di controllo della borsa americana, l'ha ufficialmente incriminata per frode.
L’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga disse di lui: È un vile, un vile affarista non si può nominare presidente del Consiglio dei Ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs. E poi continua: “E male, molto male, io feci ad appoggiarlo”, male, molto male“. Il vecchio Cossigone, gran conoscitore di mascalzoni continuò: “È il liquidatore dell’industria pubblica. Ha svenduto l’industria pubblica italiana quando occupava la posizione di direttore generale del tesoro e immaginiamoci che cosa farebbe da presidente del Consiglio. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni ai suoi compagnucci della Goldman Sachs“.
La GOLDMAN SACHS - lo dico per i distratti - è la più potente banca di investimento statunitense. Talmente potente che tra le sue attività, collaterali ma non secondarie ai suoi scopi, c'è quella di coltivare uomini che poi finiscono nelle cronache politiche per alte cariche istituzionali. Pochi nomi per tutti e da noi più noti? Romano Prodi che, tra il 1990 e il 1995, è stato suo consulente. O il sottosegretario al presidente del Consiglio Gianni Letta, membro dell'Advisory Board. Né, probabilmente, meno noto è il nome di Mario Draghi, già vicepresidente e membro del Comitato direttivo Worldwide della GOLDMAN SACHS, dal 2002 al 2005. Poi Capo del Governo, Silvio Berlusconi e decreto del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi nominato Governatore della Banca d’Italia. Un bel valzer di banche e banchieri, politici prestati a banche e banchieri prestati alla politica, senza distinzione tra destra e sinistra, che va avanti da alcuni decenni e che Mario Monti è chiamato a rimettere in scena, regia di Giorgio Napolitano. Ma torniamo a Mario Draghi. Laureato a pieni voti in economia e terminati gli studi al MIT di Boston, ha intrapreso presto la strada dell'insegnamento universitario in Italia. Ma già nel 1985 (e fino al 1990) lo troviamo direttore esecutivo della Banca mondiale. Nata con il nobile intento di promuovere la ricostruzione e lo sviluppo dei paesi europei e del Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, la World Bank è diventato qualcosa di molto controverso: c'è chi la considera l'istituzione leader "nella lotta alla povertà" e quelli che invece la considerano tra coloro che provocano la malattia e poi pretendono di essere la cura . Dopo tutto, i suoi prestiti, come quelli di qualsiasi altra banca, devono essere rimborsati con gli interessi. E se il debitore fallisce (come quasi sempre accade)? E allora! basta aprire le porte delle risorse nazionali agli investimenti delle imprese straniere. In questo caso è anche possibile rientrare nella lista dei paesi HIPC - Heavily Indebted Poor Countries (traduzione: Paesi Poveri e Pesantemente Indebitati). Si stima che per ogni dollaro di prestito concesso dalla Banca Mondiale (o dal suo gemello Fondo Monetario Internazionale) a un paese povero, due vengano assegnati come ordini di acquisto a società occidentali, preferibilmente degli Stati Uniti. Non lo trovi brillante? Un po’ come quei cravattari che ti fanno un prestito a tassi da usura e dopo qualche anno sono padroni della tua azienda. Nel 1991, rientrato in Italia, Draghi ha assunto un altro incarico: quello di Direttore Generale del Ministero del Tesoro a cui si aggiungerà (1993) la presidenza del Comitato Privatizzazioni. I suoi meriti nel privatizzare tutte le privatizzabili del patrimonio italiano devono essere stati molto significativi se 10, voglio dire: dieci governi consecutivi, di ogni forma e colore, fino al 2001, riterranno la sua azione così efficiente da inchiodarlo a quella sedia. E, infatti, il lavoro di smantellamento del patrimonio pubblico da lui diretto registra successi incredibili. Copio e incollo dal sito ufficiale di Confindustria: «Tra il 1993 ei primi mesi del 2001 in Italia sono state vendute al mercato azioni di società pubbliche per circa 234.800 miliardi di lire. Le vendite hanno interessato importanti società di proprietà del Ministero del Tesoro (quali Telecom, Seat, Ina, Imi, Eni, Enel, Mediocredito Centrale, Bnl), Iri (quali Finmeccanica, Aeroporti di Roma, Cofiri, Autostrade, Comit, Credit , Ilva, Stet), Eni (come Enichem, Saipem, Nuovo Pignone), Efim, altri enti a controllo pubblico (come Istituto Bancario S. Paolo di Torino e Banca Monte dei Paschi di Siena) ed enti pubblici locali (come Acea , Aem, Amga) ". Bisogna ammetterlo: non è stato facile ma ci è riuscito. La lista di persone che si sono arricchite grazie alle privatizzazioni non è mai stata fatta ma è molto lunga. Molti gli sono stati grati, ma non l'ex presidente Francesco Cossiga che lo ha pubblicamente accusato, anche in tv, di aver favorito i suoi futuri datori di lavoro di GOLDMAN SACHS. Il resto è storia recente. Dopo aver lasciato il colosso finanziario nel 2005, l'anno successivo - come già accennato - sarà nominato Governatore della Banca d'Italia. Come Governatore della Banca d’Italia ha autorizzato che il Monte dei Paschi (MPS) acquistasse la Banca Antonveneta per oltre 17 miliardi di euro. Una cifra così spropositata (quasi il triplo del valore effettivo) che ha fatto sprofondare nel baratro MPS e metà del sistema bancario italiano. Ma tutti dicono che è un “grande banchiere”. Chissà cosa vuol dire. Ad occhio e croce ha fatto più danni lui alle banche che Dillinger e Vallanzasca messi insieme.
Con un simile curriculum è diventato governatore della Banca Centrale Europea e ora ce lo ritroviamo Presidente del Consiglio e a breve Presidente della Repubblica.