toko shinoda artista giapponese

Morte di una grande artista Toko Shinoda muore a 107 anni

Una delle più importanti artiste giapponesi del XX secolo, ha esposto nei principali musei e gallerie di tutto il mondo per più di cinque decenni. Se vi è capitato di ammirare la bellezza estetica degli ideogrammi giapponesi apprezzerete l’arte di questa pittrice.

Toko Shinoda, una dei più importanti artisti giapponesi del XX secolo è morta il 2 Marzo in un ospedale di Tokyo. Aveva 107 anni.ll suo lavoro ha fuso l'antica serenità della calligrafia giapponese con l'urgenza modernista dell'espressionismo astratto.

Pittrice e stampatrice, la signora Shinoda ha raggiunto fama internazionale a metà secolo scorso , i suoi lavori sono stati esposti in musei e gallerie di tutto il mondo per più di cinque decenni.

I suoi lavori stati esposti, tra l’altro, al Metropolitan Museum of Art e al Museum of Modern Art di New York; l'Art Institute di Chicago; il British Museum; e il Museo Nazionale d'Arte Moderna di Tokyo. I collezionisti privati delle sue opere includono la famiglia imperiale giapponese.

Scrivendo di una mostra del 1998 del lavoro della signora Shinoda in una galleria londinese, il quotidiano britannico The Independent lo definì " elegante e minimale", aggiungendo: "Le sue radici come calligrafa sono chiare, così come i suoi legami con l'arte americana degli anni '50, ma è ovviamente una grande artista a suo modo".

Come pittrice, Toko Shinoda lavorava principalmente con inchiostro sumi, una forma solida di inchiostro, fatta di fuliggine pressata in bastoncini, che è stata utilizzata in Asia per secoli. Strofinati su una pietra bagnata per rilasciare il loro pigmento, i bastoncini producono un inchiostro sottile che che viene rapidamente assorbito dalla carta. L'artista sumi deve fare ogni pennellata con tutte le dovute riflessioni, in quanto la natura del mezzo preclude la possibilità di rielaborare o cambiare anche una sola linea.

"Il colore dell'inchiostro prodotto con questo metodo è molto delicato", ha detto la signora Shinoda "È quindi necessario terminare il proprio lavoro molto rapidamente. Pertanto la composizione deve essere completata nella mia mente prima di prendere il pennello. Poi, come si suor dire, il dipinto cade dal pennello.

Toko Shinoda dipinse quasi interamente in gradazioni di nero e occasionalmente color seppia e blu con poche escursioni nel rosso. I bastoncini d'inchiostro che usava erano stati realizzati per i grandi artisti sumi del passato, alcuni già 500 anni fa

L’importanza della calligrafia

Nella cultura classica giapponese la calligrafia riveste un’importanza molto grande e non è paragonabile al concetto di calligrafia occidentale. La sua linea - fluida, elegante, posizionata in modo impeccabile - doveva molto alla calligrafia. Era stata rigorosamente addestrata in quella disciplina fin da bambina, ma aveva iniziato a allargare i suoi confini quando era ancora molto giovane.

Il New York times scrive che fu profondamente influenzata da espressionisti astratti americani come Jackson Pollock, Mark Rothko e Robert Motherwell che ebbe modo di incontrare quando visse a New York alla fine degli anni '50. Non siamo d’accordo semmai diremmo il contrario soprattutto per Robert Motherwell che però non ha mai raggiunto la leggerezza della Shinoda (la leggerezza non era certo nelle intenzioni di Motherwell). A queste parentele artistiche aggiungerei anche il nostro Capogrossi. È strano pensare che tutti questi artisti appartenevano alla stessa generazione, erano quasi coetanei e che la Shinoda è sopravvissuta di oltre quaranta anni.

Shinoda evitò la raffigurazione “realistica”. Se ho un'idea perchè devo dipingerla?", chiese in un'intervista alla United Press International nel 1980. “Il Monte Fuji è più sorprendente di ogni possibile imitazione."

La pittrice fa un uso abbondante dello spazio bianco, i dipinti sono sempre su carte tradizionali cinesi e giapponesi, o su sfondi di foglia d'oro, argento o platino. Spesso asimmetrici, possono sovrapporre una forma geometrica con i tratti calligrafici ed a barre. L'effetto combinato sembra catturare e tenere qualcosa di evanescente - "sfuggente come il ricordo di un profumo piacevole o il movimento del vento", come ha detto in un'intervista del 1996. Il lavoro della signora Shinoda includeva anche litografie; pezzi tridimensionali di legno e altri materiali; murales in spazi pubblici, tra cui una serie realizzata per il Tempio Zojoji di Tokyo.

Quinta di sette figli di una famiglia benestante, la Toko Shinoda nacque il 28 marzo 1913 a Dalian, in Manciuria, dove suo padre, Raijiro, gestiva una piantagione di tabacco. La famiglia tornò in Giappone quando era bambina, stabilendosi a Gifu, a metà strada tra Kyoto e Tokyo. Uno degli zii paterni, scultore e calligrafo, era stato un intarsiatore ufficiale dei sigilli dell'imperatore Meiji. Tramandò il suo amore per l'arte e la poesia al padre di Toko, che a sua volta lo passò a Toko.

Ha iniziato a studiare calligrafia a 6 anni, acquisendo una padronanza impeccabile. Quando era adolescente, aveva iniziato a cercare uno sbocco artistico perchè sentiva che la calligrafia, con le sue convenzioni secolari cominciava a diventare un confine troppo stretto. "Me ne sono stancata e ho deciso di provare il mio stile", disse la signora Shinoda alla rivista Time nel 1983. "Mio padre mi rimproverò sempre per il mio discostarmi dai canoni tradizionali, ma dovevo farlo."

Trasferitasi a Tokyo da giovane Shinoda è stata celebrata in tutto il Giappone come uno dei migliori calligrafi viventi del paese, cosa particolarmente notevole in quell’epoca per una donna. Ebbe la sua prima mostra personale nel 1940, in una galleria di Tokyo.

Durante la seconda guerra mondiale, quando lasciò la città per la campagna andò a vivere vicino al Monte Fuji, si guadagnò da vivere come calligrafa, ma verso la metà degli anni '40 aveva iniziato a sperimentare la pittura astratta. Nel 1954 iniziò la sua fama al di fuori del Giappone con la sua inclusione in una mostra di calligrafia giapponese al MoMA di New York. Nel 1956 si recò a New York. A quel tempo, le donne giapponesi non sposate potevano ottenere solo visti di tre mesi per viaggiare all'estero, ma attraverso vari rinnovi, Shinoda riuscì a rimanere a New York per due anni. Incontrò molti dei grandi pittori dell'espressionismo astratto e rimase affascinata dal loro lavoro.

"Quando ero a New York negli anni '50, ho spesso frequentato quegli artisti, persone come Mark Rothko, Jackson Pollock, Motherwell e così via", ha detto in un'intervista "Erano persone molto generose, e sono stato spesso invitata a visitare i loro studi, dove abbiamo condiviso idee e opinioni sul nostro lavoro. È stata una grande esperienza stare insieme a persone che condividevano sentimenti comuni. Durante questo periodo, il lavoro della Shinoda fu venduto negli Stati Uniti da Betty Parsons, la gallerista di New York che rappresentava Pollock, Rothko e molti dei loro contemporanei.

Tornando in Giappone Shinoda iniziò a fondere seriamente la calligrafia e l'estetica espressionista. Il risultato è stato "Un'arte di elegante semplicità e grande drammaticità".Tra i tanti onori della signora Shinoda, è stata raffigurata, nel 2016, su un francobollo giapponese. È l'unica artista giapponese ad avere avuto tale onore mentre era in vita.

Quando era molto giovane Shinoda ha preso la decisione di rinunciare alla strada che sembrava preordinata per le donne della sua generazione. "Non mi sono mai sposata e non ho figli", ha detto al Japan Times nel 2017. "E suppongo che sembri strano pensare che i miei dipinti siano al loro posto – ovviamente non sono affatto la stessa cosa. Ma io dico, quando i dipinti che ho fatto anni fa vengono portati nella mia coscienza, sembra che un vecchio amico, o anche una parte di me, sia tornato a trovarmi.

Questo articolo è stato ispirato da un testo di Magalix Fox sul NYT.

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